venerdì 15 ottobre 2010

Housesitting

"Conta si' il denaro, altro che no/ me ne accorgo soprattutto quando/ quando non ne ho"

Vasco Rossi, "Cosa succede in citta'"

Arrivo in casa dopo una festa, nelle condizioni in cui uno si può trovare dopo una festa lunga, folle, vissuta. La mia ragazza non c’è oggi, così sono solo. Ho in mano una lista di cose da fare, di alimenti da dare al cane, di allarmi da installare se devo uscire. Alzo gli occhi e il bastardino è lì a fissarmi, lingua di fuori, pelo troppo lungo.

L’occhio mi cade su una voce della lista “Accarezzatelo spesso, e parlategli più che potete”.

Mi sforzo per trovare qualcosa da dire al cane, ma concludo che non ho niente da dirgli, così gli accarezzo la testa e vado oltre. Barcollo per la stanchezza, sfiorando divani costosi, mobili da copertina. I miei passi pesanti fanno ballare il parquet e di conseguenza anche il mobiletto con i bicchieri di cristallo. Passo accanto ad una delle tante collezioni di vino pregiato, ma volto la testa dall’altra parte prima che la nausea mi uccida.

Mi aggiro per le stanze. Non so cosa sto cercando. Loro sono i ricchi culigrassi e io la pulce proletaria (e senza un soldo), così mi faccio da solo un tour della casa, la stanza dei ragazzi, la sala da pranzo grande e quella piccola, il salone con schermo gigante al plasma e home teather installato sul soffitto. Entro anche nella stanza da letto e mi guardo in giro. Non tocco niente perchè non sono quel tipo lì e anche perchè mi fa abbastanza schifo. Non so perchè, ma i ricchi me li immagino sempre a scopare come ricci. Almeno, se io fossi ricco non farei altro. Ma forse i ricchi non sono tutti uguali, a differenza dei poveri che fanno tutti la stessa vita di merda.

Sono stanco, così mi sdraio sul divano davanti al televisore a rincoglionirmi coi 75 canali satellitari a disposizione, finchè non mi viene fame. Non ho fatto la spesa, quindi mi faccio fuori una confezione di noddles istantanei da 75 centesimi e li mangio in una cucina postmoderna con tavolo in cristallo e marmi rifiniti. L’idea di vivere da ricco in una casa di ricchi si scontra subito con la realtà.

Ancora non mi viene niente da dire al cane, così esco un po’ fuori in giardino. E’ una giornata nuvolosa e calda. La piscina è invitante, la temperatura meno. Decido lo stesso di togliere le scarpe (le stesse da tre anni) e immergere i piedi in acqua. Con gli occhiali da sole addosso, la barba lunga e i vestiti sgualciti, sembro un barbone che ha tentato il colpo grosso.

Mentre sono lì, penso ai padroni della villa. Se ne sono andati e hanno scelto me e la mia ragazza come guardiani. Ci pagano 100 dollari per vivere in un posto che non potremo mai permetterci. È la perversione definitiva del capitalismo. Vengo da una sfilza di stanzette e monolocali, quindi so qual’è il mio posto. Posti come il Morgana, sono il mio posto.

Eppure, per un attimo, mi chiedo com’è, come deve essere essere ricchi. Questi, poi, lo sono esageratamente. Sapete dove sono in questo momento? In vacanza, sì d’accordo, ma su un’isola. Non un’isola qualunque: la LORO isola.

Quando ti puoi comprare un’isola, cos’altro ti è rimasto? Come fai coi problemi? Te li crei da solo, paghi qualcuno per creartene, come funziona?

Ok, direte voi: i soldi non danno la felicità, non risolvono tutti i problemi, e poi c’è l’amore la salute la bellezza la verità la nonna in carriola.

In questo momento in Italia il superenalotto è arrivato a qualcosa come 165 milioni di euro e rotti. Una cifra così, uno non sa nemmeno come si scrive, figuriamoci come si vive. Le possibilità di vincere sono le stesse di essere colpiti da un fulmine mentre leggete questa simpatica facezia, eppure giocate. La gente gioca, e sogna.

Alla faccia del fatto che i soldi non comprano la felicità.

Ho fatto un giochetto, ultimamente. Ho chiesto a tutti cosa farebbero la mattina dopo una vincita del genere –la PRIMA cosa che avrebbero fatto appena svegli. C’era chi sarebbe partito per il giro del mondo sull’istante, chi si sarebbe imbarcato in un’orgia di droga, alcol e sesso per qualche mese, chi avrebbe investito tutto in immobili o azioni, chi avrebbe fatto un regalo ad amici e parenti. Ho visto poca follia, ma forse una cosa del genere è già di per sè così folle, che uno nemmeno se la immagina.

Anch’io mi sono chiesto come sarebbe –per gioco, certo, come tutti voi, mentre lasciavo un euro di sogni allo Stato Allibratore. Soprattutto, mi sono chiesto COM’E’ svegliarsi, finalmente, e non avere UN SOLO problema economico al momento. Avere la coscienza che non ci saranno MAI PIU’ problemi per portare a casa la pagnotta. Credete sia poco? Provate ad immaginarvi di essere per tutta la vostra vita in un negozio di giocattoli –solo che stavolta il negozio è per adulti, e voi volete provare tutto. Niente più lavoro, orari, sveglie alle 7, colleghi coglioni capi stronzi, trasferimenti ulcere notti insonni, conti e conticini che non tornano mai, insoddisfazione stanchezza malditesta maldischiena, niente, MAI PIU’. Artefici del vostro destino, come non siete mai stati. Liberi di prendere quella porta e fare un po’ quel cazzo che vi pare. Vi sembra poco?

Quella cosa che si dice, che il lavoro ti dà un’identità, che senza lavoro uno va alla deriva, che ci si ANNOIA (dio mio), che uno a quel punto continuerebbe a lavorare o a studiare per dare un senso alle sue giornate... sono tutte palle, amici miei. Non so chi li ha inventate (anche se un sospetto ce l’ho), anche perchè vi assicuro che i ricchi vivono alla grande anche senza queste cose. Ma tanto, voi lo sapete meglio di me. Ogni giorno celebrate in televisione, sui giornali, nella politica, dei perfetti coglioni che si presentano con la faccia di strani eroi solo perchè vivono la vita che vorreste vivere voi, e spesso non hanno fatto un cazzo per meritarsela.

L’idea che l’uomo deve soffrire, che si deve fare un culo così sennò non è contento, lasciamolo alla religione, ok? Io non credo a niente, se non al fatto che al mio culo ci tengo, e ci tengo che resti bello riposato.

Ora però, seduto a bordo piscina, il mio culo si sta un po’ appiattendo sulla ceramica. Così mi asciugo i piedi ed entro in casa, e nello stesso istante penso una cosa: in tutta la casa, non ho visto nemmeno un libro.

Mi guardo intorno e non ci sono nemmeno quelle finte librerie che si compra sempre la gente coi soldi solo perchè dà un tono all’ambiente (per quello, molto meglio un tappeto). Rifaccio tutte le stanze, finchè nel garage –nel garage- trovo un paio di scaffali con qualche ristampa economica. Non ci sono classici, non ci sono nuovi decenti, niente di niente.

Torno in salone, e il cane mi viene incontro. Lo guardo, lo accarezzo e gli dico: “Meglio il Morgana”.

Accendo la tv e mi rincoglionisco finchè non mi addormento.

Amen.

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