lunedì 16 novembre 2009

Quando si dice si va in toscana. Ovvero anche un'altra volta.

Il cielo è grigio fin dalle prime ore della mattina (vabbè, mo' "prime" è un eufemismo, cmq dalla prima mattinata). Grigio come una cappa, che si estende fino all'orizzonte. Ma è il compleanno di G. e quindi tutti si va in toscana. Sei con due macchine.
Ora, non starei qui a scrivere tutta la vicenda, se V. ieri non mi avesse fatto notare che è successo di tutto, ma proprio di tutto, tranne che, ecco, giuncerci. In toscana.
Allora c'è questo cielo grigio che ci accompagna fino all'imbocco della roma-firenze e che poi si affeziona tanto che decide proprio di non abbandonarci più. C'è questo cielo, dicevo, e fin qui ci siamo. Ci siamo io, P. e il Bella in una macchina. L., V. e S. nell'altra.
Nella macchina di P. c'è il Bella che ci racconta la settimana di lavoro a Rimini trascorsa appresso al "capo", un truzzo talmente truzzo che se ne va in cantiere con i pantaloni attillati di pelle e le scarpe a punta (rigorosamente di pelle pure quelle). C'è l'mp3 nello stereo della macchina di P. (e ci sono io tutta contenta perchè finalmente ho l'impressione che regalargli una nuova autoradio in fondo non sia stata una cattiva idea), quando a un tratto si sente un fischio. Compare la spia luminosa dell'olio e cos'è-che-cosa-non-è la macchina si ferma. Tum, tum, tum. Quattro frecce. P. si sposta sulla corsia di emergenza appena in tempo per evitare uno sfracelo dovuto al cossiddetto tamponamento a catena.
Ci guardiamo tutti attoniti senza pronunciare parola fino a che non giunge la bestemmia di P.

Mezzogiorno circa. Siamo poco prima dell'uscita per Orvieto. L. fortunatamente (si può dire in questi casi?), andando a un'andatura più lenta, è dietro di noi. Telefoniamo. Compare la macchina. E così da tre ora siamo in sei sulla corsia di emergenza. Diciamolo pure, sei cojoni, che balbettano e osservano, con l'attenzione propria degli ignoranti, l'interno del cofano della macchina di P. giungendo alla conclusione di telefonare al numero verde dell'assicurazione, che promette di assisterci entro la mezz'ora seguente.
Mezzogiorno e quindici. Si ferma dietro di noi una volante della polizia (faccio notare che i cojoni diventano otto).
Cos'è-successo-cosa-non-è-successo, chiedono il libretto e scoprono che la revisione della macchina doveva essere fatta entro la scorsa estate. Nonostante tutto, P. non sviene. Appare lucido e quieto (che uomo!).
Dopo la telefonata alla madre di P., revisione-fatta-revisione-non-fatta-boh-, giunge anche il carro attrezzi.
Il poliziotto si mette una mano sul cuore, osserva P. con espressione dolorante e proferisce poche parole "Ragazzo mio, io credo che la tua macchina sia morta. Tanto vale evitare il fermo dell'autovettura e farti pagare la multa." Eh sì, tanto vale. Oltre al danno, almeno si evita la beffa. Così io e P. saliamo sul carro attrezzi e arriviamo ad Attigliano, dove l'auto viene lasciata all'interno dell'autofficina.

Il cielo è sempre grigio e abbiamo appena varcato il confine con l'Umbira. Ma in più abbiamo anche una gran fame.
I sei poveri-affamati-sfortunati giovani cercano un ristorante a poco prezzo (nel frattempo l'amico G. di cui è il compleanno finirà di mangiarsi un boccone in toscana per poi raggiungerci nel pomeriggio). S. conosce un agriturismo vicino, ma si fanno convincere dal mio cattivo sesto senso che il ristorante più vicino all'officina sia ancora più economico.
Così si entra in quest'ultimo, si va in bagno, si apre il menù per poi scoprire che i prezzi sono inaccessibili.
In un battibaleno siamo di nuovo fuori.

Terminato il pranzo nel buon "ristorante a poco prezzo", giunge finalmente anche G.
Il cielo è inconfondibilmente grigio. Manco a dirlo.
S. ha uno zio a Giove. Si prendono baracca e burattini e si riparte.
Lo zio si S. ha una villa circondata da enne_ettari di verde e una piscina di acqua salata.
Il piano terra è tutto un salone distinto in più ambienti con camini grandi quanto la casa di G. e divani grandi quanto letti a una piazza e mezzo. La casa per "giganti" ci fa restare tutti a bocca aperta. Prendiamo un caffè chi con zucchero raffinato, chi con quello di canna (perchè la coca è finita), quando sentiamo un bimbo gridare "papà, papà, sei in televisione".
Ora guardiamo tutti lo schermo della TV. C'è Nancy Brilli che parla. E poi compaiono le foto dei suoi tre ex-mariti.
Il padre dei bimbi fa un gran sorriso sornione. Allunga le braccia come per stiracchiarsi e non proferisce parola.
Dove-siamo-dove-non-siamo, finisce che cerchiamo tutti di darci un tono. Schiena dritta, pancia in dentro.
Beviamo vino a sorsi brevi e mangiamo tranci di crostata lentamente, evitando di sbriciolare a terra.
I sei cojoni sono finiti nella casa di Zio Paperone e quand'è così, si sa che ci si scorda delle magagne.

6 commenti:

Derevaunseraun ha detto...

Ma chi è questa Clelia così brava che scrive per il MORGANA?

clelia ha detto...

ahahah...Sir Edo non interferisca, ha capito? Anche perchè il numero della mia stanza non glielo dico... :P ehehehe...

Derevaunseraun ha detto...

una sorpresa dopo l'altra...sveglia e reattiva già alle 8.45 !!! O_O

Lo Zango ha detto...

Tanto, anche senza numero, sappiamo che prima o poi ti ri-becchiamo al ber dell'albergo...non ci scappi...eheh!
Comunque confermo le parole del nostro Edo: proprio brava questa Clelia...valeva la pena NON arrivare in Toscana...

clelia ha detto...

eheh...un abbraccio Marco! Che bello sarebbe vedersi giù, nella sala caffè...Sorseggiare un aperitivo mentre un tizio suona al piano bar...:))

clelia ha detto...

eheh...un abbraccio Marco! Che bello sarebbe vedersi giù, nella sala caffè...Sorseggiare un aperitivo mentre un tizio suona al piano bar...:))