martedì 22 settembre 2009

Un giorno disumano

Esci che è ancora buio. Piove, tanto per cambiare. Sembra sia quello il clima ufficiale, ogni volta che c’è una partenza.

L’auto si abbassa sotto il peso delle valigie. Gocce cadono sul parabrezza. Fa freddo, anche.

In autostrada guidi in maniera meccanica. Cerchi di non pensare a niente. il sonno ti dà una mano. Ma non basta.

Le altre macchine barcollano a destra e a sinistra. Gli uomini dentro sono stanchi, distrutti, sorpresi quasi dal fatto di essere lì in quel momento. Non è l’alba, il loro posto. Non è il posto di nessuno. Quel momento quando la notte finisce, e finiscono i nascondigli. Finiscono i sogni, le illusioni, le lunghe ore dove l’ultima cosa che ti verrebbe in mente di fare è dormire. Finiscono le stelle, finisce tutto. L’alba arriva di colpo, e ci devi fare i conti. L’alba che ti vuole sveglio e attivo, l’alba che ti porta al mondo del mattino, quello degli affari e delle cose da fare e degli appuntamenti da rispettare.

L’alba che ti dice che non c’è più tempo per giocare.

Hai sempre odiato l’alba.

Di cuore.

Così tu e gli altri uomini strappati a quella notte che pensavate per sempre vi muovete confusi. Non dovreste essere qua, eppure ci siete. Uno scherzo che non fa ridere nessuno. Sorpassi un’altra auto, chiedendoti perchè quella fretta, chiedendoti dov’è che stai andando.

Non vi dite molto in macchina. Il più è stato detto. non volete che l’alba senta le vostre parole di notte. Le tenete per voi, mentre tutti e due guardate in direzioni diverse e fate finta di interessarvi a cose stupide e fate finta di essere allegri. Non ti ricordi nemmeno se l’autoradio era accesa o no. Ma davvero, quello non fa proprio nessuna differenza.

Sei in ritardo. Tu, che da fottuto paranoico arrivi agli appuntamenti sempre con ore di anticipo. Succede sempre così con le partenze. Anzi, solo con le partenze che non vuoi che succedano. Ti fai la guerra da solo, come sempre. Alla fine almeno sai bene chi ci ha perso.

Sei in ritardo e non puoi nemmeno salutarla come si deve, perchè l’alba è finita, il mattino è tutto lì e non è più tempo per queste cose. Perfino i film più emozionanti suonano come vuoti e stupidi in quelle prime ore di sole. Lei corre verso gli imbarchi e tu vedi dei capelli, vedi delle gambe, vedi il sole che arriva e se ne va.

Quando esco piove di nuovo. Sembra non ci sia modo di scappare. Manca l’aria, ma forse è solo questione di ventola bloccata. Ingrani la marcia, avvertendo, più del sole della pioggia dell’alba e del mattino, un’assenza nel sedile accanto. Non avevi mai preso in considerazione quanto una persona potesse riempire uno spazio anche così piccolo, e come enorme e desolato sembri quando quella persona non c’è più.

Scegli un cd che tanto non ascolterai e torni sulla strada. Il mattino ha vinto di nuovo. Vai. Non suoni nemmeno più a quelli che ti tagliano la strada. Pensi, tu, pensi a quando ti chiederanno come stai, a cosa potresti mai rispondere, a cosa è rimasto ancora da dire, e a come fare per poter tornare a quella notte, dove di dormire non ti veniva proprio voglia. Era bella, quella notte lì.

Ora è mattina. L’autostrada non ti è sembrata mai così lunga. Tu comunque non hai fretta. Non più.

Chiudi gli occhi.

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