domenica 20 settembre 2009

Guarda dove vai






Sono qui per farmi un po’ i cazzi miei, ma anche i vostri. Uno gioca a fare l’idealista, quello coi principi (per sballati che possano sembrare) e poi gli vengono a rompere le palle, così oggi penso al mio culo.


Si dice che uno si rende conto delle cose che non vanno solo quando capitano a lui. Se c’hai il tuo bel riscaldamento centralizzato, chi se ne fotte della gente che muore di freddo per strada? Chi se ne sbatte dei barboni, a parte gli stessi barboni?


È ipocrita, è paraculo. È la vita, ladies & gentleman.


Di questi tempi siamo abituati a tante di quelle vaccate che ci rotolano davanti durante quei finti tg che ormai non ci facciamo più caso. È quello, l’inizio del disastro. È quello, che loro vogliono: non farci più caso. Ti hanno anestetizzato alle cazzate. Ne sparano così tante che lasci perdere in partenza, e buonanotte al cazzo.


Probabilmente comincia sempre in questo modo. Forse un tg nazista prima del ’39 non era così diverso da uno Studio Aperto di oggi. Magari starete dicendo che esagero, che sono un visionario.


Magari la stessa cosa la dicevano anche a quelli che cominciavano a vederci del marcio prima che il marcio esplodesse.


Comunque, non sono qui per paragoni che possono suonare improbabili. Dico solo una cosa: la storia si ripete sempre, ma mai nello stesso modo. DEVE sembrare diversa, di modo che non ci si renda conto che è sempre lo stesso teatrino. Sennò, che cazzo ci staremmo a fare qui? A fare le stesse cazzate che hanno fatto nonni e bisavoli?


Ovviamente. Ci cadremo sempre. Con tecnologie diverse, con etichette diverse, con bugie diverse, ma ci cadremo sempre.


Guardatevi attorno. I finti telegiornali e giornali, i furti, la censure, le violenze. Andate oltre l’ennesimo cazzo di servizio su quanto caldo fa d’estate e come cazzo vestirsi e cosa cazzo mangiare. Vi dicono che va tutto bene? Che non siamo mai stati meglio? Che siamo abbronzati, fighi, senza problemi?


Allora siamo alla frutta. Peggio.


Fra queste finte notizie e quelle vere non date c’è quella che mi tocca il culo. Ci sono state le elezioni europee, pochi mesi fa. Una di quelle che non vale un cazzo, che la gente non muove il suo culo da casa. La gente, di politica, non ha mai capito una mazza.


Le elezioni le hanno vinte la Lega e Di Pietro. Di Pietro è scomparso, cancellato dall’informazione di partito, dalla censura, dai suoi stessi alleati (???). la Lega c’è ancora, e c’è ancora quel coglione bavoso che il buon Dio ha voluto salvare in Extremis per la gioia di noi tutti.


Fra un servizio sull’estate di Briatore e uno su Harry Potter, si sono dimenticati di dirvi che l’Italia ha chiuso le frontiere. Che hanno introdotto il reato di immigrazione clandestina. Che hanno allungato i tempi, cambiato le carte, complicato tutto. Pacchetto sicurezza, sì. Chissà come l’avrebbero chiamato, ai tempi di quell’altro Nanetto Sul Balcone.


Il Presidente della Repubblica, utilissima figura della nostra democrazia, ha firmato anche se, di fronte a una porcata razzista del genere, ha detto a quei birichini del Pdl di stare un pochino attenti la prossima volta. Loro hanno detto sì sì certo, come si fa ai nonni rincoglioniti, e sono andati avanti con la porcata.


Io non sono di sinistra. Io non sono un cazzo. Non sono nemmeno politicamente corretto. Non voglio bene a tutte le creature del pianeta indistintamente, e ci sono parecchie cose che mi fanno incazzare. Non sono nemmeno contento delle bande criminali albanesi, rumene, zingare, così come non lo sono di quelle italiane. Non faccio distinzioni, in quel senso, per il semplice fatto che non ho nessun senso della patria e dei confini. I confini sono disegni su una carta fatti da qualcuno con cui non ho mai parlato. Mio paese, suo paese...che cazzo, siamo tutti nella stessa cazzata. Chi se ne frega. Non è che lo Stato Italiano abbia fatto per me cose che non abbia fatto un qualsiasi altro Paese Estero –cioè praticamente un cazzo.


Non ho mai creduto in passaporti e visti. Uno deve essere libero di andare dove cazzo gli pare. Non anarchia, ma semplice libertà. Ce la siamo dimenticata, la libertà. Anche in Australia questa storia dei passaporti mi scazzava parecchio, quindi non è che ce l’abbiamo solo noi. Solo che noi potevamo vantarci (per una volta) di essere quelli che non sparavano sui barconi, che non rifiutavano nessuno a priori. Questo fino a prima delle europee.


La legge è passata e tutti si sono dati il 5, da Maroni in giù (e già Maroni è abbastanza in basso). Hanno impedito o reso complicatissimo il matrimonio tra un italiano e un’africana –così come un’inglese, un’australiana, un’americana, una canadese perdio- e questo ci farà dormire sonni tranquilli la notte. Bankitalia stila un documento dove dice che la presenza di immigrati in Italia ha favorito i lavoratori italiani, invece che svantaggiarli come dice il Bavoso in continuazione, e noi li blocchiamo lì.


Mi sono sentito dire che le leggi come queste sono necessarie, anche se non guardano al caso specifico –e certo, magari ci va di mezzo qualcuno che non c’entra niente, ma che ci vuoi fare? Se vuoi fare un’omelette devi rompere qualche uovo, no?


È bello quando ti dicono certe cose. Scalda il cuore.


Anche questo, cari abitanti del Morgana, è anestesia. Non pensi mai a tutte le migliaia di storie che ci sono dietro un titolo fasullo di giornale. Non pensi a cosa quella legge davvero comporta. Non pensi ai problemi, al dolore, non pensi alle famiglie divise, non pensi al niente da mangiare.


Non pensi, e loro sono contenti.


Nessuno ha accennato ai matrimoni andati a puttane, e a quelli che dovranno essere annullati. Non possiamo mica fare entrare tutti a casa nostra, dicono. Che se ne stiano al loro paese, dicono. Dicono, dicono. Dicono tante cose.


Io dico che una “casa mia” che anche il Bavoso può chiamare “casa sua” non m’interessa. Che se la tenesse ben stretta, questa “casa sua”. Che ci mettesse tutti quelli come lui, e che tutti stessero lì a bearsi di tutto quello spazio che hanno per loro, e della loro bellezza da razza superiore.


Non è il problema più grande che abbiamo per ora, direte.


Certo. È vero. Ma m’incazzo lo stesso. Non sono Dylan Dog, intendiamoci. Mi sarei incazzato perchè lo faccio sempre, quando qualcuno prende la mia e l’altrui libertà e ci si pulisce il culo, e poi cerca pure di farmelo passare come qualcosa di buono per me.


M’incazzo perchè, volente o no, sono abituato a guardare dove vado, a cercare di non farmi fregare, a vedere quello che davvero c’è da vedere. A capire come tira il vento, anche se nessuno è più abituato a parlare.


Vi dico che nessuna legge bavosa può fermarmi, nessun confine può immischiarsi tra me e le persone che amo. Forse ce la faranno loro, alla fine, ma forse no.


Intanto, guardate dove andate. È un consiglio.


Siete liberi di fare quel che volete.



1 commenti:

Derevaunseraun ha detto...

e noi poveri illusi che ci chiudiamo dietro una realtà inventata. Stretta quanto basta per non aver rogne da dentro e larga appena per respirare.
Cazzo di paese. Cazzo di gente.
Perché quando hai tutto e devi pensare a prendere di più, con la scusa del "non si sa mai" è una grande stronzata. Facciamo leggi che obblighino all'altruismo, allora.
Imponiamoci la tolleranza e la generosità. Che non siano solo "buone qualità".