Non facciamo le cose in grande. Colazione al sacco e bicchiere di bianco già in mano. La lezione del giorno è che la vita è una merda. Ma qualcuno di voi mi sa che ha già guardato tra gli appunti, eh?
Niente di speciale, ovviamente. E niente di diverso. Chi non lo sa? Tutti. E chi lo dice? Quasi nessuno. Come mai? Ripassate per la prossima lezione.
La vita fa schifo, ma non facciamoci prendere dal panico. Mettiamola così: la vita non ha mai smesso di fare schifo. L’amore? L’amicizia? Le esperienze? L’arte?
La vita è svegliarsi un lunedì mattina che piove e fa freddo, con lo stomaco che fa male e nessuna rete. Ma tranquilli. Capita.
Cammino con la mia quieta angoscia. Attraverso marciapiedi come se fossi in bilico su funi e cornicioni alti chilometri. Mi sporgo dalle nuvole, facendo finta di giocare, facendo finta di essere ubriaco. Il vento mi scompiglia capelli troppo lunghi, e non m’importa.
C’è stato un tempo in cui. Poi un altro. Poi un altro ancora. Ma tu sei quello. Sì, sono io. Come ti invidio. Sorrido. Sorride. Sorridiamo. Alcuna gente non conosce la disperazione. Come non conosce la felicità. E un mucchio di altre cose.
Mi ritrovo in questa solitudine di un’estate mai iniziata, lenita solo dalla mia Morgana che entra ed esce dal mio guscio, e mi porta i fluidi che mi servono. Quando sento che sta per arrivare un altro temporale, è come se quello fosse il mio giorno.
Ma capita sì, ve l’avranno detto. Vi avranno detto anche come superarla. A me no. Sono qui nella mia stanza. Dalla mia finestra entrano rumori. Uccelli, auto. Qualcosa che si perde in lontananza. Il rumore finisce. Il cuore si stringe ancora un po’.
E’ ora di un drink.
P.s. Capita sì. E intanto continuate a spedire le vostre Risposte per l’Estate, che in momenti così a volte avviene la rinuncia a quel tipo di vita lì, a volte invece la totale rassegnazione. Dipende. Capita. Sapete com’è.
mercoledì 25 febbraio 2009
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1 commenti:
Una metafora diventa lo Stretto
di quel che riserva la vita ad un uomo nato per caso in Sicilia: epifania crudele, periglioso sbandare nella procella del mare, nell'infernale natura; salvezza infine possibile, dopo molto travaglio, approdo a un'amara saggezza, a una disillusa intelligenza.
(Vincenzo Consolo, L'olivo e l'olivastro)
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