Un mese, che è volato in fondo. Un mese dove ci siamo stati tutti, anche se stretti. Un mese in quel posto lì, sempre lì, con la sua gente lì e le sue abitudini lì. Non fa male ritrovare tutto lì, almeno per un po’. Per un mese, insomma, va più che bene.
In Italia ho ritrovato un freddo siciliano che è molto australiano, mai eccessivo.
Ho trovato anche una pioggia, quella sì eccessiva e spietata, come se Dio avesse tanti bisognini arretrati.
Ho scoperto che Messina non rende affatto sotto la pioggia.
Ho trovato incredibilmente difficile riabituarmi ai ritmi delle strade italiane.
Ho ritrovato il solito coglione che ti suona dietro appena scatta il verde, quello con gli abbaglianti sempre accesi, quello che parcheggia in seconda fila per andare a giocarsi il lotto e comprare il pane, quello che parla al telefono (sempre che gli automobilisti si sentano molto soli in Italia, e anche quelli al motorino, dove la faccenda diventa tutta questione di equilibrio e bravura da circo).
Ho scoperto in Australia che senza tutti questi coglioni si circola meglio, senza farsi il fegato grosso così.
D’altra parte ho ritrovato anche i buchi nelle strade grossi così (vanto e orgoglio delle strade messinesi), la mancanza totale di parcheggi anche a pagamento, i trasporti pubblici questi sconosciuti (ancora una volta caratteristica molto viva nel messinese), tutte cose che aumentano a dismisura la vivibilità di una città pur di medie dimensioni.
Ho scoperto, insieme ad altri miei concittadini, l’installazione di nuove rotonde che nessuno sapeva usare, con risultati per tutti tra l’esilarante e il reparto traumi gravi.
Ho ritrovato gli ospedali italiani. Sporchi, con personale insufficiente, ignorante, maleducato, svogliato. Ho fatto file di tre ore senza motivo, e con me decine di altri. Ho ritrovato dottori cafoni che si prendevano il caffè e infermieri che mandavano affanculo, e poi i soliti furbetti che volevano saltare il turno.
Ho trovato che certe cose restano sempre le stesse.
Ho ritrovato tutto quel bendidio che non avevo mai scordato. Un giro al supermercato è stato come uno sulla giostra. Mi aggiravo tra salami e formaggi con gli occhi del bambino contento. D’altra parte, 5 chili in 30 giorni non sono impresa da poco.
Ho scoperto che la cucina italiana mi mancava parecchia.
Ho trovato che gli italiani sono parecchio fortunati ad avercela, e non solo in questo, ovviamente.
Ho ritrovato gli italiani. Che dire? Gli italiani sono gli italiani. Siete voi. Sono io. Dopo un anno e mezzo li paragono agli australiani, ma mi rendo conto che non è giusto.
Ho scoperto infatti col paragone che siamo proprio maleducati, che siamo rozzi, che la legalità per noi è un passatempo da usare davanti ai berretti con la fiamma, che siamo sempre i soliti furbetti e a forza di esserlo stiamo diventando i più stupidi di tutti. Che siamo chiassosi, strafottenti, indifferenti.
Ho trovato però che siamo però anche altre cose. Altro che gli altri non sono e non possono essere. Ci teniamo allora quel che siamo, sperando e tentanto però di migliorare le nostre zone d’ombra senza tenercele strette facendo finta che mammà ci ha fatto accussì.
Ho trovato un Paese nei Cazzi –e non per niente uso la maiuscola. L’Argentina è dietro l’angolo, e tutti sono dietro a delle tette di gomma di una del Grande Fratello. Meraviglia e squallore del nostro essere italiano.
Ho ritrovato quella faccia, quel nano di merda, che mai come questa volta mi ha disgustato –ma nel profondo, stavolta, al di là di differenze politiche o di pensiero (ah ah ah). Perchè un limite c’è (o ci dovrebbe essere) e stavolta lui e i suoi amici ci si sono puliti il culo. Usare quella storia lì per...rivoltante, ragazzi, semplicemente rivolatante. Troppo pure per il Morgana. Certe cose sono da Rivoluzione domani mattina. Ma stasera in televisione ci sono le tette di gomma in diretta. Pazienza.
Ho ritrovato mia nonna. Lo Stretto la mattina presto. Il sorriso di mia mamma. I piatti ingrassanti di mio padre. Ho ritrovato quel tipo di vita che per un mese davvero ci stai da dio.
Ho ritrovato le stesse persone, sempre lì, con le loro facce sempre le stesse.
Alcune altre le ho scoperte, e sono state bellissime scoperte, di quelle che valgono il viaggio. Altre sono state delle riscoperte, e anche loro ne valevano. È stato come guardarsi dietro la spalla e ricordarsi qualcosa di carino perso durante quella corsa allucinata. Nuovo e vecchio a mischiarsi tra viaggi e voli e sale d’attesa, mentre cercavo di ritrovare il mio nome sopra il biglietto.
Ho ritrovato Roma, Roma la Grande, Roma la Barbona, Roma Puttana, Roma Signora con troppo trucco e sottane disfatte. Era tutto come l’avevo lasciato, come fossi partito 2 giorni prima –e invece era un anno e mezzo.
Ho trovato un’accoglienza da star che non so come nè perchè, ma ringrazio accetto e brindo a voi.
Ho ritrovato me stesso perso a San Lorenzo alle 3 del mattino con birra in corpo esattamente come prima di partire.
Ho scoperto che mi piace perdermi da quelle parti.
Buon giro, ragazzi.
Ci vediamo al prossimo.
Intanto, lo zaino è sempre lì pronto...
1 commenti:
bellissimo...
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