martedì 29 luglio 2008

A different World Youth Day

Per celebrare come si deve il giorno del Signore, e come reazione al mega-scassamento di palle causate a tutti noi a Sydney, abitanti, visitatori, buddisti atei e bestemmiatori, dalla visita del Santissimo Padre e quella buffonata del WYD, il pellegrino Jarrod e io abbiamo deciso di recarci in meditazione al santuario del Sexpo Sydney 2008, a Moore Park.
Come tutti i cammini di fede, da Santiago in su, è stato difficile e pieno di tormenti, per lo più dovuti ai trasporti pubblici australiani, ma grazie ad una provvidenziale sosta ad un bar vicino il Sexpo, io e il confratello abbiamo potuto placare la nostra sete di conoscenza divina, oltre che di pilsner.
Riempiti di fede fino a barcollare, con tante risate certamente ispirate dal Supremo, abbiamo pagato il nostro obolo di 25 dollari ad un altro confratello e siamo entrati.
Il luogo all’inizio sembrava incline a ispirare la preghiera e il raccoglimento, con tutte quelle anime tormentate e pie che lì cercavano espiazione e illumazione. Da bravi pellegrini abbiamo cominciato allora la nostra personale Via Crucis, fermandoci laddove la nosra preghiera ne sentisse il bisogno. Strumenti creati apposta per la gioia di ogni pellegrino si trovavano lì, in varie forme, colori, modalità di vibrazione e massaggio –batterie non incluse. Creme e lubrificanti per benedire il corpo. Fruste e bastoni borchiati per poterlo punire, qualora il pensiero del male si affacciasse.
C’erano anche diverse tuniche per il pellegrino del Sexpo, modellata secondo le proprie aspirazioni e il proprio bisogno di aiutare il prossimo: c’era la generosa infermiera, la prodiga cameriera, la suora devota o, perchè no?, anche la poliziotta dedita al lavoro. Tutto ciò che serve per fare grande la comunità e portarla più vicina al Supremo.
Come tutti i pellegrinaggi, arriva il momento per ristorare il proprio corpo stanco dalla preghiera. Così io e il confratello Jarrod ci siamo fermati a mangiare e a bere un altro po’ di quel nettare divino. Al nostro tavolo c’era un confratello nero enorme, che ingoiava un insalata con un sorriso sulle labbra.
“Quanta passera, eh?” sorrise –intendendo probabilmente gli uccelli cari a San Francesco. Io e il confratello non abbiamo potuto che annuire con un sorriso radioso e piano di pace.
Una volta ripreso il nostro pellegrinaggio, abbiamo incontrato delle anime in pena. Una di queste si esibiva sul palco, con vestiti in pelle e stivali col tacco. Bastava pagare per fare delle foto con l’anima in pena –forse per ricordarti che c’è gente che soffre e che non devi mai smettere di pregare.
Io e il confratello continuavamo ad andare e a rovistare tra quegli strumenti così strani di fede. ovunque vendevano manette, che servivano a tenerti lontano dalle tentazioni, lì inchiodato al tuo letto da penitente. Vendevano anche dei chilli afrodisiaci, che servivano forse ad aiutarti ad esperire l’immagine del Supremo. Prendemmo quello più piccante, giusto per provare. Non so se era il Supremo o no, ma mezza lingua era andata di botto. Forse era l’ennesima prova di fede. io e il confratello Jarrod non ci lamentammo mai, infatti. Ci limitammo a buttare monosorso una birra per spegnere il fuoco.
Ma il pellegrinaggio, diversamente da quanto si può pensare, non è solo per gli uomini. Il Supremo non ha sesso, e così il Sexpo era pieno così di pellegrine di tutte le forme e misure, pronte anche loro a servirsi di quegli strumenti benedetti per poter raggiungere l’illuminazione. Le vedevi andare via con le borse piene e un sorriso soddisfatto. Eravamo tutti devoti, là dentro.
Quando poi sul palco si sono esibiti dei fratelli pellegrini muscolosi in mutande, è stata per loro una vera esperienza di fede. ne ho personalmente visto alcune urlare e diventare rosse, come se avesse un’esperienza ultraterrena. Quando poi l’uomo si è tolto anche le mutande, alte preghiere si sono elevate al cielo.
Il tempo di bere ancora un po’ di quel succo divino che lenisce lo spirito e allieta il corpo, ed eravamo pronti ad andare. Rinfrancati nello spirito, fortificati nella fede, e con le buste piene.
E tutto questo senza bloccare strade e occupare gli aereoporti.
Una vera esperienza di fede.

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