domenica 20 luglio 2008

Ritorno al Morgana

Cari abitanti del Morgana
ho aspettato a lungo prima di scrivere questo post. Quest’attesa è stata giornate lunghe, giornate nuvolose, giornate che non dicevano niente di buono. C’era ansia, attesa, incertezza. Dubbi da non dormirci.
Vivere, che è sempre così fottutamente complicato.
Poi una mattina mi sono svegliato. La testa mi faceva meno male del solito. Il giorno prima era stato uno di quei giorni che non vedi l’ora che finisca. Uno di quei giorni che aspetti da una vita, e che non vorresti mai passare.
Quella mattina non pensavo a niente di tutto questo. Le tragedie, le attese, niente. Non pensavo a nulla. Mi sono alzato, sono andato a pisciare, sono tornato a letto. La mia Morgana era lì che dormiva, più bella che mai. Le ho dato un bacio e lei ha sbuffato. Poi mi sono girato nel letto, ho guardato fuori dalla finestra un panorama che avevo visto già migliaia di volte, e ho realizzato che ero in Australia.
Lo so, sono qui da dieci mesi, ma ancora sono rari i momenti che te ne rendi conto davvero. Non so nemmeno cosa voglia dire, essere in Australia. Ma io c’ero, e la cosa mi faceva godere.
In quel momento ho capito che un’altra battaglia era stata vinta. Non la più lunga, e nemmeno l’ultima, se è per questo. Ma una vittoria, anche coi malditesta e le incertezze, è pur sempre una vittoria, e uno se la deve tenere stretta. Di perdere siamo capaci tutti, e tutti ti dicono come dovresti affrontare la cosa. Per questo ci sono le religioni. Le droghe. I canali porno 24 ore su 24. I libri di auto-aiuto. Un mondo intero che va alla deriva, che affonda, e ognuno che si trova il suo modo personale di farlo.
A vincere, non te lo insegna nessuno. Non è previsto. Non fa parte della tua educazione, della tua cultura. Anche quelle culture tutte muscoli e steroidi, come quella americana, sono poi piene di sconfitti, da cima a fondo.
Il mantra che impari da piccolo è: confonditi con la massa. Non farti beccare. Non alzare la cresta. Diventa uno dei tanti. L’uniformità è la strada per il successo. Tutto ti porta a diventare uno dei tanti Nessuno che popolano il mondo. La massima vittoria è la mancanza di sconfitta. Non si sta bene, al massimo non si sta troppo male. Va ok, non alla grande. Si va in vacanza, ma si torna indietro in tempi ragionevoli. Si fanno dei sogni, ogni tanto, ma tanto poi ci si sveglia e ci si mette a fare le persone serie.
Non si ride, si sorride.
Non si vive, si sopravvive.
Quella mattina ho capito che quel vivere a metà non m’interessava più. Quella mattina ho deciso di salpare, di prendere quel treno, di salire su quell’aereo. Ho deciso che se non potevo avere tutto, allora non volevo più niente. Che se non provavo almeno a incularmi il mondo, era giusto allora che quello inculato alla fine fossi io.
Ho deciso che ci voleva ancora dell’altro rock, invece di quel lungo mortorio sottovoce.
Vivere rumorosamente. Farsi sentire. Dire quel che c’è ancora da dire, e poi esplodere in comete drogate.
Ho deciso di smettere di ascoltare, e cominciare a parlare. Di credere in quello che voglio, e di volere quello in cui credo. Ho deciso di darci sotto.
Ho deciso di rischiare, quella mattina.
Pensando queste cose ho sorriso, per la prima volta dopo un pezzo, con tutti i muscoli e tutti i denti, con quella sensazione calda e densa che ti arriva quando stai per lanciarti senza paracadute, e non vedi l’ora di vedere come va.
Poi ho spento quella maledetta sveglia, e finalmente sono tornato a dormire e sognare.

Il Morgana riparte, ragazzi. Adesso non si scherza più.
Per modo di dire.

1 commenti:

Mauro ha detto...

NON SI SCHERZA PIù!!!! CAZZO!!!!