Sono sempre stato dell’idea che tutti quelli che non hanno mai vissuto almeno per un po’ da soli, con un posto tutto loro, si sono persi alcune delle esperienze fondamentali che fanno parte di ogni esistenza. Una di queste è la pulizia del bagno.
Australia o Italia, poco importa. il cesso è il cesso, punto. E quando lo dividi con qualcuno –che sia un coinquilino, la dolce metà, o un ospite- l’esperienza del bagno diventa qualcosa di tosto. Concreto. Eppure, allo stesso tempo, assolutamente mistico.
Pulire il bagno è come avere a che fare direttamente con la propria mente. Ti apre nuovi orizzonti. Mentre sei lì piegato a passare la spugna intrisa di candeggina su superfici luride, capisci un po’ meglio chi sei. è un viaggio dentro te stesso che non solo non ti costa niente, ma ne guadagni in salute mentale e igiene. La casa gioisce con te.
Sul bagno ci sono diverse storie. La gente tende a non volerci avere a che fare, di solito. Pazzi, dico io. non sanno cosa si perdono.
Ci sono quei coinquilini che li devi pregare, scongiurare di strappare le ragnatele alla tazza, di togliere un po’ –non tutta, ma almeno un po’- della muffa che si è depositata nella doccia. Loro sbuffano, ti guardano male. Pensavano che tu fossi uno fico, uno rock, che se ne sbatteva di queste cose. Per loro è incredibile che uno come te si formalizzi per fare i suoi bisogni in un cesso che ha lo stesso odore di un orinale di un pub di venerdi sera. Che ti dia fastidio che il tuo spazzolino si immerga in due dita di acqua verdognola, stagnante, che odora di vomito di neonato. Si guardano intorno, cercano per la mamma, per qualche filippina che faccia il lavoro al posto loro. Quando vedono che tutte le speranze sono finite, che quel periodo meraviglioso chiamato infanzia si è infranto sopra un cumulo di capelli e peli ammucchiati sul fondo della vasca, allora si tirano su le maniche, sbuffano, e cominciano.
Ognuno ha il suo modo. A me, per esempio, piace tenere distinte le spugne per il lavandino da quelle per la tazza. Ho questa assurda fobia del non volere che qualcosa che ha pulito il mio piscio pulisca anche il posto dove mi lavo i denti. Ma a ciascuno il suo, come si dice. C’è chi lava il cesso e poi va a tavola senza lavarsi le mani. C’è chi usa la stessa spugna che poi userà per lavare i piatti (storia vera). Anch’io una volta, col lavandino della cucina rotto, ho dovuto lavare per qualche tempo tutte le stoviglie nel lavandino del bagno. Una di quelle cose che eviti di dire ai tuoi ospiti –specie se vuoi averne ancora, di ospiti, nella tua vita.
Intendiamoci, non è che faccia i salti di gioia. Quando c’è da lavare lo scopettone del cesso, beh ragazzi miei, lì ti chiedi il perché di tante cose. Poi pensi che se c’è qualcuno che lavora nelle fogne e poi lo stesso può avere il suo pranzo, tu puoi fare altrettanto. Basta non guardare e non respirare. Anche sullo scopettone ci sarebbero tante e tante storie da raccontare, che hanno a che fare con ospiti e strane indigestioni, ma sono buono e ve le risparmierò.
Lavare il cesso però è un’esperienza che ti purifica. Ti pulisce dentro. Di solito metto della musica quando lo faccio, ma poi quasi non la ascolto –tanto sono preso da quello che sto facendo. La tua mente scivola piano piano in una dimensione parallela fatta di sapone, capelli e bianco che riappare. Ogni volta che il lavandino mostra il suo antico splendore, ti senti come rinascere un po’. Ti pieghi a 90 col sangue che ti va alla testa e il sudore che ti cola dalla fronte e ti metti a strigliare il fondo della vasca –e mentre sei così, con le vene che pompano e i peli pubici che si attaccano alla spugna, ti sembra di afferrare il senso vero delle cose. Hai delle illuminazioni. Capisci che hai vissuto in maniera sbagliata, fino a quel momento. Basta con i vizi, basta con gli eccessi. Quella è la via da seguire. Giù di gomito, sudore, pulizia. Spazzi via i tuoi peccati. Strappi i capelli che si sono legati nello scarico della vasca, e ti sembra di liberare il tuo Io più vero e profondo, quello che non hai mai il tempo di ascoltare. Strofini bene il bordo, che da grigio nebbia diventa bianco, e capisci che per troppo tempo hai vissuto nell’oscurità, e già vedi una speranza. Rivedi i tuoi sogni fare capolino, li ritrovi come vecchi amici vicino al bagnoschiuma vuoto da mesi che nessuno ha ancora buttato. Le aspirazioni che avevi lasciato lungo il tuo cammino peccaminoso risalgono una ad una mentre provi a togliere il calcare dalle tubazioni.
Ma è quando arrivi al momento della tazza che tutto viene al dunque. La lotta tra il tuo Es e il tuo Io raggiunge il culmine. Tutti i tuoi incubi, le tue paura più nascoste, i tuoi dubbi che non puoi confessare a nessuno sono lì, lungo il bordo. Un po’ più sotto, in zone a cui solitamente eviti di pensare, ci sono i tuoi tabù, i tuoi terrori ancestrali, immotivati, le tue perversioni nascoste, le tue follie momentanee. C’è chi non le affronta mai, in tutta una vita. tu sì. Tu hai il tuo Anitra WC, e tanto basta. Non credevi che bastasse così poco, ma quando quel getto verde circonda l’interno della tazza, ti sembra come risvegliarti da un coma volontario. Sei stato battezzato una seconda volta. La Luce e la Gloria sono con te.
Mentre strofini il bordo della tazza, in un aroma inconfondibile che associ con tutto ciò che vedi di sbagliato in te, capisci che stai andando verso il fondo di tutte le cose, che la tua mente si sta aprendo. Stai pulendo i canali di comunicazione. niente più ostruirà la tua vista interiore. Diventare uno zero assoluto, e ripartire da quello.
E poi, dopo tutto questo lottare con sé stessi, l’ultimo tocco dello straccio passato per terra, con quell’ultimo cumulo di capelli che non ti vuole lasciare, come un residuo della notte che non cede il posto all’alba –ma anche quello ha i secondi contati. Secchio, strizzata, e tutto va via.
Ti rialzi sudato, puzzolente, soddisfatto. Guardi tutto quel lavoro, odori a pieni polmoni quel pulito e ti dici, finalmente. Sei puro, come appena nato. Non esiste più alcun timore né cattiveria dentro di te. Sei nuovo. Guardi il bagno e dici, mai più come prima. Ti commuovi da solo e quasi ti scende una lacrima. Mai più, ti ripeti.
Poi metti via stracci e spugne in un cassetto e te ne dimentichi fino al mese dopo.
Provate anche voi.
Un cesso pulito può salvare la vostra anima.
domenica 8 giugno 2008
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1 commenti:
BELLISSIMO!!!!
Sono morto dalle risate....
Mauro
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