Alcuni, prima che partissi, avevano previsto che sarei stato colpito dalla nostalgia, che mi sarebbe pesato il mio essere straniero. Beh, dopo quai 7 mesi qui posso dire di non essermi mai sentito straniero in Australia, pur con tutte le difficoltà linguistiche e culturali che ci sono. Io e Oz ci capiamo con uno sguardo.
Più che altro qui ho cominciato a sentirmi straniero nella mia stessa vita. Oz però, poverina, non c’entra. Semplicemente, è arrivato anche per me il momento di superare la famosa Linea d’Ombra, senza sapere un cazzo di niente. Il senso di spaesamento, la terra che ti si muove di sotto, i tuoi ricordi che cambiano forma e odore, a volte perfino colore. Qui ho capito che i nostri genitori, di solito, sono come gli intellettuali: quando li ascolti parlare ti sembra tutto più che sensato, non puoi che essere d’accordo. Poi però ti basta mettere un piede fuori per capire che tutto quello che ti hanno detto non ha alcuna attinenza con quello che ti circonda. Tutta quella teoria, e niente di pratico su quello che è veramente la vita. lo sai perché non appena affronti il primo vero ostacolo da solo, è così che ti ritrovi: completamente, assolutamente impreparato. Chi ti ha parlato apparteneva a un’altra generazione, aveva altre aspirazioni, aveva un’altra idea di come andavano le cose. Là fuori ci sei tu in mutande, e basta.
Arriva così il momento in cui anche tu ti ritrovi con la sola lampadina della tua scrivania accesa e tutto il resto spento. Che fare? È una parola.
Lì capisci davvero che la scuola è stata una colossale perdita di tempo. Lì impari solo com’è che funzionano tante teste messe dentro la stessa stanza –non molto bene. anche l’università, vissuta come l’ho vissuta io (cioè da mantenuto fuorisede), è solo un girarci attorno, un voler prolungare la pausa pranzo. Il mondo è là fuori che aspetta, e non ha fretta. Nel frattempo, pagando le tue bollette, sprecando il tuo tempo in trafile burocratiche, alzandoti presto per sbrigare le tue cose, impari che la scuola, al confronto, era uno zuccherino. Impari come sarà veramente la tua vita, di lì in poi. I vecchi si fregano le mani, non aspettano altri. Ci sono passati loro, perché cazzo non dovresti passarci anche tu? Ecco cosa ci vendono per saggezza.
Insomma, che tu l’hai presa lunga oppure no, arriva lo stesso il momento in cui smetti di fare conto su mamma e papà –ovviamente non tutti, e per le ragazze c’è sicuramente un folto numero di quelle che si trovano il loro nuovo “papà”- e diventi una persona “vera”, dove “vera” sta per persona che si deve pagare l’affitto, il cibo che mangia, i vestiti che veste, e tante altre simpatiche cosucce.
E qui torniamo alla domanda che la tua Linea d’Ombra ti fa con sguardo beffardo, come a prenderti per il culo: che fare?
Boh, è la prima risposta che ti viene in mente. È il bello è che non stai scherzando.
Beati quelli che hanno sempre saputo che cosa avrebbero fatti. Sono quelli sempre senza dubbi, quelli che vanno dritti, quelli del partito di chi sa stare al mondo. Al Morgana c’è posto anche per loro, siamo di mpie vedute –ma ovviamente, qui adesso, con la mia VB a lato, non sto parlando con loro.
Parlo con quelli che quando gli chiedevano da piccolo –cosa vuoi fare da grande?- dicevano la prima cazzata che gli passava per la testa per togliersi quel seccatore davanti. Io non ho idea di come la gente possa scegliersi qualcosa da fare per tutta la vita. è la verità. Sono fuori dalla realtà, probabilmente –ma se la realtà è quella che vedo sul bus delle 7 e 45, allora ne faccio a meno. In questi 7 mesi ho fatto 5 lavori diversi, e tutti, leggeri o pesanti, mi hanno stancato dopo un po’. Come si può pensare che un uomo debba farlo per 30, 40 anni? È una quantità di tempo a cui nemmeno riesco a pensare. Tutte le mattine della tua vita sempre a quell’ora, la sveglia, le solite facce, aspettando venerdì, aspettando Natale, aspettando aspettando. E alla fine muori pure.
La gente è pazza, a non impazzire.
Ti tirano tutti da una parte o dall’altra, ti gridano consigli che non hai mai chiesto, ti danno informazioni sempre parziali, ti confondono ancora di più. Poi, arrivati a un certo punto, ti dicono: scegli. Ti mettono il microfono davanti, e aspettano.
E tu pensi, ma che cazzo vogliono questi?
Nei loro occhi leggi la stessa espressione, che ti dice –la pacchia è finita. Ti hanno fatto divertire, ti hanno fatto fare i tuoi viaggetti, le tue vacanze, il sabato con gli amici, certo, come no?, ma adesso sono cazzi tuoi. Da qui a quando sarai buono solo per pisciarti addosso e raccontare storie senza senso, la tua vita sarà un tantino diversa. Hai esaurito le tue scorte di divertimento. Per te, basta più. Per questo i vecchi guardano cob questo disprezzo quelli più giovani. Sono stati fottuti, e aspettano che capiti anche a loro. Tu intanto ti guardi indietro e rivedi la tua vita fin lì, e ti sembra che sia stata solo una fiera di risate ed emozioni. Niente di più falso, ma questa è la sensazione che hai mentre tutti intorno ti sussurrano quella parolina –RESPONSABILITA’- e capisci che o hai avuto culo a nascere in un certo modo in una certa situazione in un certo paese, o è meglio che ti dimentichi i tuoi ditalini alle tue Mary Jane Ficarotta (per citare il film).
Vogliono tutti conto e ragione di ogni singola risata che ti sei fatto. Vogliono che rimpiangi ogni singolo secondo della tua vita passata, quando –povero coglione!- potevi ancora spassartela senza troppi pensieri e invece ti sei inutilmente complicato la vita. non preoccuparti, povero coglione, adesso alla tua vita ci pensiamo noi. Con 8 ore al giorno più il tempo per andare e tornare e lavati e vestiti e mangia e caga e fai l’amore, anche questa tua nuova vita sarà senza troppi pensieri. Non ne avrai il tempo.
Ho riletto anche La Linea d’Ombra di Conrad, ma tutto quello che ne ho ricavato, ancora una volta –perché rileggo i libri brutti? Sono dunque malato?- sono stati i deliri di un povero minchione che si è ritrovato in una cosa più grande di lui. Ma forse i poveri minchioni siamo noi, che fino a ieri giocavamo e adesso siamo qui a decidere delle nostre vite lì, sul momento, come fosse niente, come scegliere bianco o rosso?, e tu ti guardi intorno, rimandi, e loro sempre lì col fiato sul collo, hai delle RESPONSABILITA’ non scordarlo mai bello mio, e stai sicuro che non te lo fanno scordare mai.
Se uno ha un sogno, allora basta che lo segue. Certo, come no? Anch’io ho il mio, lo sapete già voi birichini, ma non è facile, anzi. Quanti muoiono inseguendo il proprio sogno? Si dice che ci sia dell’onore in questo. Per carità, niente in contrario. Ma a me scrivere ancora qualche sonetto non discpiacerebbe, e quindi l’opzione Morte Affamata la lasciamo da parte. E quindi?
Non sono solo io che mi sono scelto un ideale irrealizzabile. Vengo da un paese dove hai un gran culo se trovi un lavoro di merda senza garanzi e per un periodo di tempo limitato. Pensa tu. Inoltre ho studiato nella facoltà di Psicologia, forse la Capitale di Tutti gli Ideali Irrealizzabili.
Il punto è che nessuno sa niente. Non sappiamo niente. Forse non vogliamo sapere. Non vogliamo rinunciare a niente di quello ch abbiamo, perché abbiamo avuto così poco. Non vogliamo piegarci perché credevamo in qualcosa, eppure ogni lunedì la banca vuole il suo affitto puntuale. Non vogliamo scegliere perché vogliamo tenerci tutte le strade aperte, vogliamo sognare, vogliamo sapere che c’è dell’altro. Ma cosa?
È come un brutto sogno: mentre te la dormivi sulla nave, sottocoperta, convinto che qualcuno stesse badando sia alla nave che a te, ti svegli mentre scoppia la tempesta e vedi lì il timone da solo, sotto la pioggia. E tu non hai una cazzo di idea di come si pilota una cazzo di nave.
Ti fanno tutti i conti in tasca, e alla fine vogliono delle conclusioni. Stringi!, ti urlano da sotto il palco. Dicci quello che ci devi dire, e poi togliti dai coglioni. Sappi che dovrai vivere di questo. Sappi che quello che farai, nella Nostra Società, dirà chi sei e quanto vali. Sappi che quanto guadagnerai, nella Nostra Società, dirà chi sei e quanto vali. Sappi che non hai tempo. Sappi che hai delle scadenze.
Sappi che hai delle RESPONSABILITA’.
In ogni caso, buona fortuna a tutti quelli
che hanno la loro lampada accesa
sulla scrivania
come me adesso
Il Morgana aspetta le vostre parole, le vostre Linee d’Ombra.
mercoledì 2 aprile 2008
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