mercoledì 20 gennaio 2016

"La storia di Lisey", Stephen King


Every long marriage has two hearts, one light and one dark. Here again is the dark heart of theirs.

La protagonista di questo romanzo di Stephen King datato 2006 è Lisey (dopo le prime duecento pagine ho smesso di chiedermi come si potesse mai pronunciare), vedova dello scrittore di successo Scott Landon –ancora una volta, proiezione letteraria dello stesso King. Nonostante siano passati due anni dalla morte del marito, Lisey sembra ancora bloccata nel lutto, incapace di tornare ad una vita piena, non ancora pronta a staccarsi dalla figura di Scott. Soprattutto, ignara del fatto che sono successe tante cose, durante il loro matrimonio, su cui la stessa Lisey ha steso un velo –o meglio, una tenda viola- perché troppo oscure, difficili o anche solo incredibili da credere. Una parte oscura del loro rapporto, come succede in tante coppie –anche se Lisey e Scott non erano una coppia come le altre. Soprattutto Scott era molto diverso dagli altri.
Rimettere in ordine gli oggetti lasciati da Scott insieme alla sorella Amanda, sensibile e decisamente sopra le righe, darà il via ad una serie di avvenimenti vorticosi che sconvolgeranno tutto quello che Lisey credeva di sapere su Scott e sul suo rapporto con lui, riaprendo vecchie ferite e ponendola di fronte ad alcune domande rimaste in sospeso. Naturalmente, trattandosi del Re di Bangor, questa presa di coscienza passerà attraverso una serie di pericoli, alcuni molto reali come un fan fuori di testa, altri legati ad un mondo magico chiamato “Boo'ya Moon”.
Questo libro, nato qualche anno dopo l’incidente stradale che era quasi costato la vita a King, è in parte ispirato ai pensieri di mortalità che quei momenti gli avevano suscitato. Probabilmente si sarà chiesto –cosa sarebbe successo se quel furgoncino fosse andato solo più veloce? Sembra facile anche il riferimento alla propria moglie nel personaggio di Lisey, messa in ombra dalla celebrità del marito.
Molti hanno criticato la protagonista, trovandola priva di spessore o troppo succube del marito defunto. Dalla sua, King ha ammesso in una conversazione su Reddit, che “La storia di Lisey” è il libro a cui tiene di più. Non è difficile immaginare il perché: scrivere questo romanzo probabilmente ha avuto per lui un effetto terapeutico, oltre che essere una grande dichiarazione d’amore per la moglie. La storia tra Scott e Lisey resta al centro del libro, analizzata nel dettaglio, magari a volte in maniera ripetitiva o prevedibile, ma Stephen ci teneva tanto, insomma lasciamogli fare il romanticone qualche volta.
Il concetto della piscina di miti e storie alla quale tutti attingono per poi portarle altrove, in altri mondo, non è malaccio, e Boo’ya Moon sembra un gran bel posto dove passare le ferie –o anche solo per sfuggire ai problemi di ogni giorno. “La storia di Lisey” manca un po’ della suspence di altre storie di zio Stephen ("Mucchio d'ossa" era sicuramente piu' efficace), ma sicuramente non difetta di immaginazione.
Capisco perché King ci sia affezionato, ma non posso dire lo stesso di me. Una storia onesta, non fra le migliori e a volte un po’ farraginosa, ma non vi sembrerà di aver sprecato del tempo. Il che, direi, è già qualcosa.
Ci si vede su Boo’ya Moon (portatevi un costumino).

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