lunedì 2 dicembre 2013
Tre anni.
Tre anni fa prendevo una delle mie prime decisioni da grande.
Tre anni fa lasciavo ciò che era certo, ma scomodo, per l’incerto.
Tre anni dopo sono qua ad abbandonare il certo per l’incerto, di nuovo, ma al contrario.
Ho sempre amato il numero 3, sin da piccolo; era la prima tabellina importante, tutti sono capaci di raddoppiare un numero, si sa, ma triplicarlo, è tutta un’altra storia. Roba da duri.
E poi, “Omnia trina perfecta sunt”, come ripeto spesso, per bearmi del mio latinorum.
Il tre è ovunque, nella vita di tutti i giorni, nei modi di dire, nella storia: i tre Re di Roma, i tre peccati capitali. Le tre facce della stessa medaglia.
Tre anni sembrano una vita.
Tre anni sono una vita.
In tre anni puoi trovare la donna della tua vita, dopo averne persa una che donna era, e basta.
In tre anni puoi ritrovare un amico perso, e rischiare di perderlo di nuovo,
stavolta per sempre.
E così scopri per caso che tre anni sono passati, volati.
Appunto, passati.
Ne riparliamo tra tre anni.
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