domenica 16 dicembre 2012

Le domeniche mattina uccidono piu' uomini delle bombe, ma non sempre


Oggi è una di quelle mattine, e visto quanto sono rare, mi va di schiaffarvelo qui.
Una di quelle mattine buone, in cui ti svegli di buonumore o quasi. Non so voi, ma io con le mattine non ci sono mai andato troppo d’accordo. Il momento di alzarmi dal letto è sempre stato traumatizzante.
Un tempo non ero per niente quello che in inglese viene definito “morning person”. La mia convivenza con Mauro a Roma andava bene anche perchè lui sapeva bene che, per le prime 3 ore dal mio risveglio, non mi avrebbe dovuto rivolgere la parola. Non so di preciso perchè. Sarà stata la delusione di lasciare quel posticino che mi ero ritagliato per tutta la notte, fatto di sogni ed erezioni improvvise, e adesso non mi andava di lasciarlo. Sarà che, per un insonne come me, svegliarsi prima di mezzogiorno è sempre una sconfitta. Sarà che sentivo sulla mia testa gli scherzi degli dei, sentivo il mondo bussare con appuntamenti scadenze e cose da fare, sentivo la vicina cantare mentre io avevo le palle girate.
Qualsiasi cosa fosse, svegliarsi era un atto pieno di quotidiano orrore. Dal momento che ero felicemente disoccupato, ritardavo quel momento il più possibile –appendici erotiche o semplicemente cazzeggianti per posticipare il ritorno nel mondo di qua.
Ero sicuro che troppe mattine storte ti potessero fregare più delle notti sbagliate. Quei risvegli con quel sapore in bocca, la testa che gira, la confusione, il ricordo delle stronzate fatte. Preoccupazioni e scadenze che ti sbocciano nella mente ancora annebbiata dal sonno come fiori neri e grigi. Accendevi la televisione e le brutte notizie bussavano alla tua porta. Le bollette aspettavano sul tavolo. La stanza doveva essere pulita da un po’. Niente, l’unica speranza era allungare una mano verso le parti basse e provare a sognare un altro po’.

Adesso non sono più così incazzato da sveglio, anche se il mondo continua a prendermi alla sprovvista. Da insonne, poi, non c’è mai un’ora giusta per svegliarti –ti sembra sempre sia rimasto qualcosa in sospeso. Ti sembra un’altra delle tue cose lasciate a metà. Nel caso ti fossi dimenticato, in quel pugno di ore notturne, chi sei.
Apro gli occhi, trovo i libri sul comodino come compagni di sbronze che la mattina dopo sono confusi e pieni di strani ricordi. Trovo lei che dorme, e la luce che entra storta dalla finestra, ospite invadente. La mente subito piena di cose da fare, orari, senza neanche lasciarmi il tempo di pensare che, in qualche strano modo, sono ancora vivo, sono in Australia, sono qui che posso lamentarmi delle mattine storte e proprio per questo sono fortunato, cazzo se lo sono. Ma sentirsi fortunati la mattina non è per tutti.

Stamattina è stato diverso, e la cosa bella è che lo è stata senza un motivo ben preciso.
Ho dormito fino a mezzogiorno, che per un insonne è come uscire controvoglia di sabato sera e tornare a casa con la ragazza più bella della festa. Mi sono rigirato sul letto, stupito dell’essere vivo e lì. Ho acceso il cellulare e ho trovato messaggi di amici, alcuni dall’altra parte del mondo –un messaggio molto bello dalla Svizzera, che mi fa sorridere. Sorridere la mattina appena svegli non è per tutti.
Pipì, caffè. Fuori la giornata era calda ma così così, e almeno non dovevo sentirmi in colpa per aver saltato tutta la mattina. Non avevo doposbronza gloriosi, non avevo troppi conti in sospeso, non avevo scadenze. Non avevo catene in più di quelle che mi metto da solo.

Allora prendo il caffè, accendo il computer e vengo qui, alla mia solita finestra sul giardino. Guardo fuori, pensando a tutto e a niente. L’anima, qualunque cosa sia, non mi sembra del tutto persa in questo momento. Conosco della gente mica male. Ho 33 anni, e nel senso buono. Ho qualcosa di buono da cucinare, ho la solita erezione che mi dà il buongiorno, ho la calma tipica dei folli. Ho una mattina di quelle che potresti leggere “Big Sur” di Kerouac su un prato tutto d’un fiato e poi lavarlo via con qualcosa di John Fante e farci una bella risata sopra.
Ho qualcosa da dire, allora scrivo una poesia veloce e poi vengo qui per dirvi queste due stronzate. Non so qual’era il punto di tutto questo discorso, o quanto ve ne sia fregato. Le vostre mattine non saranno così complicate, lo so.
Ma era per farvi sapere che, adesso come adesso, sto bene, che sto sorridendo mentre ascolto della musica che ci sta. Che vi penso, e che mi penso.
Il titolo di una poesia di Bukowski era “Le domeniche mattina uccidono più uomini delle bombe”. Il che a volte è vero.
Ma a volte no.
Buongiorno a tutti.


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