martedì 5 agosto 2008

"a carta s'annamura di fissa"


Io sono cresciuto a Lamezia Terme, per esattezza Neocastro.

Infatti, Lamezia Terme era una città che comprendeva tre frazioni di cui una, appunto, Neocastro.

Credo che Neocastro fosse la frazione, che dall’unione con le restanti due, avesse tratto minori benefici.

Di Neocastro ricordo due cose: la scuola elementare, e le bombe sotto casa.

A Neocastro la mafia c’era e si faceva pure sentire, la mafia non era “babba” e ti svegliava di notte (anche al quinto piano) perché qualcuno non aveva pagato il pizzo.

Ricordo che Messina, da piccolo , sembrava una grande metropoli che sorgeva sul mare.

Era infinita.

Ancora adesso, C’è un momento in cui, quando mi avvicino alla mia città, intravedo lo stretto e non posso resistere, devo osservarlo e mi sembra sempre la prima volta…

È come se questo pezzo di mare, questa “Falce” si fosse impressa dentro di me.

Lo stretto non riesce a stancarti poiché è semplicemente perfetto.

Ho sentito spesso parlare noi “immigrati” e il mare è ciò che più ci manca quando andiamo via, Lo stretto ci rende schiavi della sua bellezza.

Forse per questo le città di mare ci sembrano sempre più familiari.

È il nostro imprinting, il legame con questa terra, con i suoi sapori, con i suoi accenti e con suoi colori.

Non ha senso chiedersi se si è orgogliosi di essere Messinese.

Riconosco che questa è la mia terra e che in qualche modo le appartengo… è semplicemente un istinto, qualcosa che sento dentro.

Forse siamo l’ultima città d’Italia ma Qui io non mi sono mai sentito un ospite.

Penso che questo sia più che sufficiente.

Più esattamente , Quello che spesso provo verso Messina, è un senso di profonda frustrazione e rabbia: sento che questo posto dove siamo cresciuti (più VOI che io , visto che io sono cresciuto a Lamezia Terme) venga continuamente violentato e umiliato.


Quello che abbiamo qui è così tanto che mi fa incazzare vedere come sia andato sprecato: una città ferma nel tempo che non riesce ad impadronirsi di ciò che le appartiene.

A questo punto, Molti se la prendono coi Messinesi, come se sia responsabilità VOSTRA (e non MIA, dato che io sono cresciuto a Lamezia Terme) avere distrutto un patrimonio inestimabile di bellezze.

I Messinesi sono perditempo, stupidi, con la pancia grossa , eiaculatori precoci e buddaci.

Nessuno riesce a spiegarmi “Cosa” avrebbero dovuto fare esattamente i Messinesi, nel concreto, per potere avere oggi , una città che non fosse quello che è…

La verità è che Messina, paga il suo essere città del Sud, il suo essere città Siciliana.

Messina è stata distrutta… noi siamo stati feriti e continuiamo ad esserlo…

I Borbone non hanno mai lasciato questa terra e noi continuiamo ad essere luogo di conquista ...

Come noi continuiamo ad essere cittadini di serie B…

Sento che niente potrà mai cambiare questo e forse il futuro prossimo di Messina sarà il giusto epilogo per una città che ha sofferto troppo e che probabilmente non sarebbe mai dovuta rinascere… sepolta sotto un ponte, ultimo simbolo di una Roma mafiosa, che non vedrà mai la fine...

Mi rende triste vedere la mia terra ridotta in questo stato di coma indotto… Ma non vivo questo con distacco,non provo rancore per Messina, il dolore di questa Città è il mio dolore…

Scusatemi allora se mi incanto a guardare lo stretto e se anche oggi, con la valigia in mano, penso alle cose che ancora non ci hanno tolto, alla voglia di trovare un senso e mi convinco che la nostra terra, così sfortunata, sia creditrice di un miracolo…

1 commenti:

AA ha detto...

qualche tempo fa.. quand'ero ancora giù sono andato per qualche ragione a nicastro. mi è capitato per caso di girare per un angolo e fissare una serie di saracinesche tutte abbassate... sai quando vai dopo tanto in un posto in cui sono già partiti tutti? Eppure non è cambiato niente? La solitudine corre più veloce del ricordo. Poi ho capito. Era il palazzo di casa tua!