lunedì 3 agosto 2015

"Il volo delle anatre a rovescio", Alberto Calligaris


La mia vita è questa. Incontro sempre persone straordinarie, e loro incontrano di continuo un deficiente.
Forse dovevo smettere di rincorrere culi rosa e gonfi e fermarmi. Per un momento mi immaginai io e lei stesi a letto, uno accanto all’altro, con le persiane chiuse aspettando di morire, e forse era la cosa più pura che avessi mai pensato, quelle cose per cui soffri assieme all’universo intero, ma avevo già nostalgia delle risse e delle sbronze come se fossero pezzi di carne bruciata dove affondare i denti. Credo che lei se ne accorse. Donne così non capitano per caso.


Nel 2008 un amico mi portò dall’Italia un libro. Era il mio primo periodo in Australia, mi trovavo qui ormai da un anno. Parlavo sognavo respiravo cagavo in inglese, era una full immersion spirituale prima che linguistica, e l’Italia sembrava lontanissima e sospesa. Per questo guardai a quel libriccino come ad un oggetto strano, proveniente da qualche dimensione parallela.
Il libro si chiamava “Poesie d’amore per donne ubriache”. Chi l’aveva scelto, mi conosceva bene.
Poi cominciai a leggere, e pensai che mi conosceva ancora meglio.
Il libro era piccolo, sia di formato che di pagine. Una serie di poesie semplici, quotidiane, ironiche e amare. Bellissime.
Le lessi e rilessi, e poi le feci leggere a chiunque mi capitasse sotto mano. Ricordo che lo leggevamo spesso con Luca e Valeria, i miei compagni di avventura italici di allora (devo avere ancora qualche video dove declamiamo intere poesie con le lingue impastate dallo shiraz sottomarca). Alberto Calligaris, l’autore, divenne il nostro eroe. E come tutti gli eroi, si sapeva pochissimo di lui, e quel poco sembrava inventato, per il gusto di confondere e far sorridere. Ma davvero aveva mollato tutto e adesso faceva il giardiniere in Cornovaglia? Davvero aveva raccolto rifiuti per due anni? E la moglie era scappata e l’aveva lasciato con una figlia? Che cavolo faceva adesso?
Io e Mauro lo inseguimmo per anni, ma Calligaris era sempre più veloce. Mentre facevo fare a “Poesie d’amore” l’avanti e indietro tra Italia e Australia –per poterlo leggere a sempre più persone- le informazioni su di lui erano poche e fuorvianti (anche se adesso è possibile trovare una serie di interviste deliranti in rete).
Da allora ha scritto altri libri, persino romanzi. Ha aperto e chiuso blog, che sparivano da un giorno all’altro dopo aver disseminato qui e lì pezzi brillanti e folli. Non sapevi mai se lo faceva per fastidio, per noia, per inclinazione intellettuale o solo perché sì. Aveva anche un profilo Facebook e uno Twitter, che ha ovviamente chiuso da parecchio, ma Mauro ed io eravamo riusciti lo stesso a contattarlo. Era la prima volta che parlavo con uno scrittore pubblicato che ammiravo (ne conosco per fortuna altri bravissimi che sono solo in attesa di pubblicazione), e volevo evitare di fare il groupie cazzone che si lancia in complimenti urlati, però insomma, “Poesie” mi era piaciuto e ho provato a dirglielo nella maniera più tranquilla e cazzeggiante possibile. Lui ha apprezzato. Ci aveva persino detto che sarebbe venuto in Australia da lì a qualche mese, forse per viverci (e l’elenco delle sue stranezze biografiche si allungava). Io e Mauro, tutti contenti, gli dicemmo che ovviamente poteva chiedere a noi per qualunque cosa, che sarebbe stato un piacere poterlo aiutare, magari anche ospitare (e in quel momento eravamo disoccupati e in bolletta, ma era un dettaglio secondario).
Purtroppo Calligaris uscì dai radar dei social media qualche tempo dopo, e non sapemmo mai se effettivamente era poi venuto in Australia, se se n’era andato, o se ancora continuava a potare siepi in Cornovaglia.
Con questa premessa, potete immaginare il mio faccione quando sono riuscito, finalmente, a trovare sullo store Kobo il suo “Il volo delle anatre a rovescio” (Newton and Compton). Per me è stato come ritrovare un amico mai incontrato.
Non ci provo nemmeno a descrivervi la trama de “Il volo”, perché non avrebbe senso. Sì, c’è una storia fatta di santoni terroristi, poliziotti incazzosi, donne poppute, scene di sesso rimandate e grottesche, inseguimenti e così via, ma definirla trama sarebbe riduttivo. Calligaris, che nelle poesie riusciva sempre a mettere insieme quelle due frasi che ti fanno ridere, immedesimare e intenerire mentre ti danno una stoccata sotto la cintura, riprende il suo stile anche nella forma romanzo. Il libro stesso sembra un insieme di frasi ad effetto, che vanno dalla battuta sarcastica alla riflessione intima, con una serie di paradossi, di contrasti, di massime e aforismi che vorticano e risucchiano il lettore. Sì, probabilmente il libro parla anche del rapporto uomo-donna, di Occidente, di amicizia e soprattutto di comportamento umano, visto con la prospettiva dell’osservatore-scienziato che paragona i nostri gesti a quelli del mondo animale, ricordandoci che in fondo siamo quello (non per niente, il protagonista è nientemeno che Konrad Lorenz, fondatore dell’etologia).
Però “Il volo” è questo e altro. Forse lo stile di Calligaris raggiunge la sua collocazione perfetta nelle poesie (o forse io ormai sono abituato a vederlo lì), ma comunque questo romanzo resta godibile, divertente, intelligente.
Chissà, magari se nei nostri giri mi capiterà alla fine di beccarlo, glielo dirò. Nel frattempo, posso dire che è stato un piacere reincontrarsi così.

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