giovedì 20 aprile 2017

"Il mestiere dello scrittore" - Murakami Haruki


Desideravo semplicemente scrivere qualcosa che riflettesse quello che avevo dentro di me. Era una sensazione molto forte che non lasciava spazio ad altro, così mi sono messo seduto al tavolo senza pensare al prima e al dopo, e mi sono messo al lavoro. E mentre scrivevo mi divertivo, provavo una naturale sensazione di libertà.

Ancora una volta in ritardo con le recensioni e con una lunga lista da smaltire, ricomincio da “Il mestiere dello scrittore” di Murakami (Einaudi). Come ben sapete, ho una predilezione per l’autore giapponese, e occupandomi io stesso di scrittura (con risultati decisamente diversi), non potevo farmi scappare questa sorta di manualetto dedicato a tutti gli aspiranti scrittori.
Nonostante si tratti di non-fiction, anche questo libro di Murakami, come gli altri suoi, scorre velocemente e utilizza un linguaggio semplice e diretto, che rende la lettura decisamente piacevole. Nel “Mestiere”, Murakami spiega appunto come e perchè si è accostato alla narrativa –e lo fa con un candore tale che ti fa quasi incazzare. Mentre ogni aspirante romanziere si lambicca il cervello, si prepara alla prima opera talmente tanto che a volte non la completa mai (o nemmeno la comincia, se è per questo) perché non sembra mai il “tentativo buono”, Murakami racconta come, un bel giorno, si è seduto al tavolo della cucina e ha buttato giù il primo romanzo. Non aveva mai sognato di diventare scrittore, non aveva mai fatto alcuno studio in tal senso, era solo un buon lettore e niente di più; poi, un giorno, era arrivata questa spinta, inaspettata quanto naturale, e il primo romanzo era venuto fuori.
Insomma, il buon Haruki la fa così facile che verrebbe voglia di sbatterti la testa al muro, tu che hai bruciato notti e diottrie dietro l’idea giusta. Ma come si fa ad arrabbiarsi con Murakami?
Il libro diventa una sorta di guida per scrittori, ma può essere indiorizzata anche a chi ama i libri di Murakami, perché il volume è pieno di riferimento ai suoi romanzi, a come sono nati, alle circostanze biografiche che li hanno accompagnati. Lo stile semplice e rigoroso dell’autore sembra, appunto, così semplice, che quasi ti stupisci che non lo faccia qualunque scrittore –te compreso.
Poi ti ricordi dei cento demoni e delle mille tentazioni giornaliere che ogni essere umano, scrittore o meno, si porta dietro, e che non c’è niente di semplice. Gli orari fissi di Murakami, le dieci pagina da produrre ogni giorno (e al diavolo l’ispirazione), non sono da dare per scontati. La vita dello scrittore, come ribadito anche qui, è solitaria, faticosa, ripetitiva fino all’autismo. Quando poi si completa il proprio lavoro, si apre la porta di casa e si aspettano le critiche.
Ecco perché la gente preferisce partecipare ai reality show piuttosto che scrivere.
Un consiglio che ho trovato molto interessante, personalmente, è stato quello riguardo l’esercizio fisico: Murakami, infatti, da tanti anni si è imposto di correre almeno un’ora al giorno, con qualunque tempo e umore (sulla corsa ci ha pure scritto un libro). Pur essendo un’aspirante campioni per i mondiali di Pigrizia, ho da poco cominciato anch’io a intervallare le sedute al computer con corsa e pesi, e devo dire che aiuta parecchio –sia perché rappresenta uno sfogo importante, dopo una giornata da monaco benedettino, sia perché aiuta a sentirti meglio –e ne hai bisogno, quando ti immergi in quel mondo di parole che rischiano di travolgerti dietro ogni angolo.
Libro consigliato agli appassionati di Murakami, che troveranno l’ennesima lettura scorrevole, e consigliatissimo agli aspiranti scrittori (ancora meglio se fan dell’autore giapponese).

Dello stesso autore ho recensito:

Uomini senza donne;
L’incolore Tazako Tsukuru e i suoi anni di pellegrinaggio;
Kafka sulla spiaggia;
-L'elefante scomparso e altri racconti.

Marco Zangari
www.marcozangari.it

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